Il Ruolo Sociale delle Regole Cadorine di Lisa Guzzi
INTRODUZIONE
Ancora
oggi, soprattutto nelle regioni di montagna, sono ancora presenti forme
antichissime ed originarie di proprietà comuni, che comprendono boschi e
pascoli, definite con diversi nomi e con diverse
organizzazioni.
In
Italia, sono presenti in diverse regioni, come in Veneto, Trentino, Valle
d’Aosta, Friuli, Emilia Romagna, Sardegna, e sono note con i nomi di vicinie,
consorzi, consorterie, comunioni, comunità, partecipanze e regole, ma in tutte
l’organizzazione è simile; si basano su gruppi di famiglie proprietarie di un
insieme indiviso di pascoli e boschi, sui quali esercitano in comune la
pastorizia e dai quali traggono un reddito, che poi viene impiegato per le
esigenze della vita sociale del gruppo.
Alla
gestione della proprietà comune provvede l’assemblea dei capi famiglia, sulla
base di un insieme di regole le quali costituiscono gli statuti o codici rurali
e si ispirano al concetto della solidarietà e dell’aiuto
reciproco.
Diverse
ragioni, tra cui quelle economiche, hanno determinato e conservato questa
proprietà indivisibile a base comune.
Le
comunioni familiari montane, come le Regole, sono antichi esempi di società
sorte sulle Alpi, con caratteristiche fondamentalmente italiche sia per economia
sia per diritto, organizzate per volontà del popolo cadorino, conscio dei
bisogni comuni e delle esigenze di soddisfacimento degli stessi; sono sorte
sulla base di un rapporto di solidarietà, che ha consentito la sopravvivenza e
lo sviluppo di gruppi familiari stanziati nelle aspre montagne
alpine.
La
loro storia passata e quella di oggi dimostrano come il fenomeno delle comunioni
familiari si sia sviluppato dalle caratteristiche fisiche dell’ambiente, a
prescindere dall’evoluzione storica e giuridica dei diversi popoli che le hanno
abitate.
L’uomo
in montagna, infatti, può vivere e produrre solo inserendosi in un sistema di
cooperazione con altri uomini: lo sviluppo dell’economia montana è, quindi,
necessariamente legato all’efficienza e vitalità delle organizzazioni
comunitarie che l’uomo è stato obbligato a creare.
I
beni in proprietà collettiva regoliera sono in grado di soddisfare gli interessi
dei consorti regolieri e, allo stesso tempo, sono capaci di realizzare interessi
anche pubblici come la tutela dell’ambiente.
In
tutto questo, emerge l’importanza del rapporto che si viene a creare tra Regole
e poteri locali ma è necessario prima collocare i beni regolieri all’interno
della proprietà collettiva distinguendoli così dalle terre e dagli usi
civici.
Rilevante
è il rapporto Regola-Comuni, ai fini della pianificazione urbanistica, la quale
potrebbe attentare alla funzione ecologica dei beni regolieri, e importante è
anche la questione della inespropriabilità del patrimonio regoliero nella sua
estensione quantitativa, la quale deve continuare a servire alla tutela
dell’ambiente ma in questo caso si possono riscontrare difficoltà di
coordinamento dell’azione degli enti gestori dei patrimoni collettivi regolieri
con l’azione degli enti locali.
Questa
tesi sarà composta di tre parti: la prima parte riguarderà l’attualità del tema
regoliero, il senso delle Regole oggi in relazione anche alle origini, al loro
sviluppo storico-culturale, giuridico e sociale; la seconda sarà incentrata sul
caso specifico delle Regole di Danta di Cadore con la sua storia, l’espansione
della comunità e il rapporto tra Regola e Comune; la terza e ultima parte invece
farà riferimento alla metodologia e alle tecniche sociologiche che possono
essere utilizzate e che sono proprie di una ricerca sul territorio, come in
questo caso l’analisi strutturale e l’analisi
dell’ambiente.