Introduzione
Le sorgenti, i torrenti, le torbiere, in una parola le acque naturali,
hanno un loro linguaggio che è scritto in termini biologici, idrologici
e chimici. "Far parlare" le acque di alcuni biotopi a partire
dai dati chimici è lo scopo di queste note.
Le concentrazioni dei componenti principali di un'acqua naturale sono,
almeno in prima approssimazione, il risultato degli apporti da parte delle
piogge, del dilavamento da parte delle rocce, dell'azione delle biomasse
e degli apporti delle attività umane (BERNER e BERNER, 1987).
Nell'area dolomitica le concentrazioni nelle acque sorgive e superficiali
non contaminate dagli ioni cloruro, sodio, potassio e nitrato sono sostanzialmente
quelle delle piogge mentre i valori di calcio, magnesio, stronzio e bario
dipendono in modo caratteristico dal tipo di roccia interessato. Eventuali
deviazioni dai valori attesi possono significare la presenza di apporti
antropici.
Gli elementi in tracce del tipo metalli pesanti (ferro, manganese, piombo,
cromo, cadmio, etc.) o i cosiddetti "nutrienti" (fosfati, ammonio)
sono controllati da equilibri chimici e di norma presentano concentrazioni
estremamente basse, anche in presenza di apporti rilevanti e sono indicatori
meno sensibili, nell'area esaminata, di carichi inquinanti.
Benché i dati riportati per i singoli biotopi si riferiscano ad
un singolo prelievo effettuato in periodo estivo si può ritenere,
sulla base di precedenti estese sperimentazioni, che i profili caratteristici
degli elementi sopra esaminati siano qualitativamente validi per l'intero
anno.
Significato delle principali specie chimiche determinate in alcuni
biotopi
Vengono sinteticamente considerati i dati riportati nella tabella
riepilogativa. Per ogni parametro si cercherà di illustrare la
capacità di mettere in luce particolari condizioni ambientali. Non
sono stati riportati i valori degli ioni nitrito (sempre inferiore a 0.01
mg NO2/l), ammonio (sempre inferiore a 0.05 mg NH4/l), piombo, cromo, cadmio,
mercurio, manganese, rame (tutti inferiori a 0.001 mg/l) ed arsenico (inferiore
a 0.002 mg/l).
pH
Esso esprime la concentrazione dello ione idrogeno in scala logaritmica,
con valori compresi fra 0 e 14; valori inferiori a 7 indicano acidità,
per valori superiori si parla di pH basico.
Per le acque dove il pH presenta valori attorno ad 8, si è instaurato
un equilibrio tra calcite (carbonato di calcio), acqua e anidride carbonica
dell'atmosfera (STUMM e MORGAN, 1986).
Valori di pH tra 7.5 e 7.9 indicano pressioni parziali di anidride carbonica
maggiori di quelle dell'atmosfera a causa di reazioni di degradazione della
sostanza organica ad opera delle biomasse del suolo.
Il pH elevato (9) si trova in presenza di una forte insaturazione rispetto
allo ione calcio, tipico dei piccoli e poco profondi laghetti alpini in
ambito calcareo. Ciò è dovuto sostanzialmente all'assorbimento
da parte delle alghe e delle piante sul fondo di acido carbonico con conseguente
aumento del pH.
Valori di pH fra 4 e 6 sono tipici delle torbiere e si possono spiegare
con l'azione acidificante mediata in gran parte dagli sfagni. Essi, infatti,
prelevano dall'acqua ioni positivi (sodio, potassio, calcio) che vengono
sostituiti da ioni idrogeno. In tali condizioni si hanno le condizioni per
la solubilizzazione del ferro che può arrivare, nei casi esaminati,
anche a 0.8 mg/l.
Conducibilità
I valori più elevati (fra 500 e 600) sono dovuti a presenze di
gessi, molto più solubili rispetto alle dolomie e calcari.
Valori inferiori a 50 microSiemens sono molto simili a quelli medi delle
piogge dell'area. Concentrazioni intermedie (fra 100 e 150) rispetto a quelle
delle acque di ambiti a calcari, sono dovute probabilmente all'effetto di
un miscelamento tra acque di pioggia e acque di falda.
I restanti valori sono attorno ai 200-300 e sono tipici di acque di ambiti
calcarei.
Cloruri e potassio
Lo ione cloruro si presta ad indicare presenza di contaminazioni, perché
di solito non viene trasformato, né assunto, né ceduto da
fonti geologiche (almeno, per quanto riguarda quest'ultimo punto, per la
provincia di Belluno). Si tratta di un elemento conservativo.
Le concentrazioni sono sostanzialmente quelle attese in base ai valori
medi delle piogge, a parte il Paludetto di Misurina. Valori notevolmente
più elevati indicano probabili apporti da attività antropiche.
Solfati e nitrati.
Per i biotopi di Val Talagona e Misurina i solfati derivano in gran parte
dai gessi; per i restanti per circa metà dalle precipitazioni umide
e per il restante dai calcari. Valori nettamente inferiori a quelli delle
deposizioni atmosferiche (attorno a 1 mg/l) indicano la presenza di reazioni
di scambio da parte delle biomasse dello ione solfato con ioni idrossido
e in definitiva con creazione di alcalinità (SCHINDLER, 1988).
- Per i nitrati si possono individuare tre campi di variazione:
- concentrazioni inferiori a quelle dell'apporto meteorico (inferiori
a 2 mg NO3/l); è il caso delle torbiere (dove sono in genere praticamente
non rilevabili);
- casi in cui presentano concentrazioni comparabili con quelle delle
deposizioni umide (pari in media a circa 2 mg NO3/l);
- concentrazioni superiori (peraltro non presenti nei biotopi indagati)
indicano fonti aggiuntive di azoto da apporti agricoli e civili.
Il nitrato può essere impiegato quindi come "specie sentinella",
in grado di segnalare la presenza di inquinanti di origine diffusa, anche
se non è un indicatore ideale perché può essere assunto
o trasformato da parte delle biomasse.
Bicarbonato
Lo ione bicarbonato può esser visto come la specie che determina
la resistenza all'acidificazione delle acque naturali. Concentrazioni inferiori
a 0.2 mg HCO3/l indicano, nel caso di substrati silicei e scarsa presenza
di suolo, un pericolo di acidificazione. Queste condizioni non sono mai
raggiunte nei biotopi considerati, ad eccezione della Torbiera di Coltrondo
per la quale l'elevata acidità è però dovuta alla presenza
degli sfagni.
Va detto che in presenza di basse concentrazioni di calcio e bicarbonato,
come nel caso del Lago delle Baste e delle Torbiere di Danta e Coltrondo,
si rilevano elevatissime concentrazioni di sostanze organiche disciolte
(collettivamente note come acidi umici e fulvici) che impartiscono un colore
dal giallo al bruno alle acque e che determinano a loro volta alti valori
di ferro.
Sodio
Le concentrazioni sono sostanzialmente quelle attese in base ai valori
medi delle piogge, ad eccezione del Paludetto di Misurina, di Palafavera,
delle torbiere di Danta e Tabià Tamaril. In questi casi è
però possibile una fonte geologica dovuta alla dissoluzione di silicati
di sodio (ad esempio albite).
Calcio e magnesio
I valori più elevati del calcio sono in relazione alla presenza
di gessi nel bacino dei biotopi considerati. Per gli altri casi le concentrazioni
sono determinate dalla solubilità della calcite ad eccezione della
Torbiera di Coltrondo e del Lago delle Baste, per i quali l'unica fonte
è costituita dalle precipitazioni meteoriche.
Il magnesio deriva (ad eccezione dei due ultimi biotopi citati) dai calcari
e dai gessi, ma non da dolomie, com'è indicato dal rapporto in peso
Calcio/Magnesio superiore a 5 (nel caso di dolomie si dovrebbe avere un
rapporto pari a circa 2.5).
Silicio
E' un elemento di origine essenzialmente geologica che può essere
specie limitante nel caso di assunzioni da parte di alghe (Diatomee). Le
concentrazioni rilevate sono tipiche di ambiti calcarei ad eccezione della
Torbiera di Coltrondo il cui valore è compatibile con quello delle
deposizioni umide.
Stronzio e bario
Entrambi sono largamente di origine geologica. Lo stronzio è particolarmente
elevato nel caso di presenza di gessi. Il bario presenta il valore massimo
(circa 200 microgrammi/litro) a Coltrondo 1 (analisi supplementare non riportata
in tabella analitica), il quale è interessato da un ruscello che
a sua volta arriva a quasi 600 _g Ba/l, il massimo valore riscontrato finora
in Provincia di Belluno.
Ferro
In acque ossigenate la solubilità di questo elemento è
estremamente bassa ed è controllata dall'equilibrio di solubilità
dell'idrossido di ferro trivalente e dal pH. Solo in presenza di elevate
concentrazioni di sostanze umiche (Torbiere di Danta e Coltrondo e Lago
delle Baste), le quali agiscono come complessanti, esso può raggiungere
concentrazioni elevate.
Considerazioni finali
L'esame di un ristretto numero di specie chimiche permette di "far
parlare" le acque dei biotopi e cioè di individuare la loro
origine (ad esempio atmosferica oppure geologica od antropica), la presenza
di situazioni ecologiche particolari (quali processi di eutrofizzazione,
di acidificazione) e di risalire al percorso dell'acqua.
I biotopi esaminati presentano una larga variabilità nella composizione
chimica. A sua volta, essa riflette la notevole diversità delle
condizioni geologiche ed ecologiche incontrate, di modo che si può
ritenere che essi costituiscano una raccolta quasi completa delle situazioni
che si possono incontrare in ambito dolomitico.
In definitiva i biotopi esaminati possono essere considerati come delle
sentinelle, sensibili ed avanzate, dei mutamenti ambientali, siano essi
naturali che dovuti alla presenza dell'uomo.
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