Si può definire Danta di Cadore?
Questo paese senza confini soprattutto quand'è immerso nelle nuvole, da
diventare quasi un crocevia del cielo. E' però sufficiente salire una delle
lontane cime da cui lo si possa ammirare, perch´ ognuno trovi mille definizioni
adatte a Danta.
Già chi arriva da Auronzo e l'intravede all'improvviso fra gli
alberi, può subito pensare ad un presepe colorato con una processione urbana,
ordinata e composta.
Chi sale da Santo Stefano arriva col pensiero a ricordare
le tante rocche a cui sono attaccate molte contrade appenniniche, bisognose di
storiche difese.
Chi s'imbatte nel primi tabià e nelle prime case del paese
provenendo da Salvera, dopo aver percorso i sentieri pianeggianti fra i boschi
alti che sanno stormire lievemente, può immaginare di aver trovato il ricovero
di Biancaneve e dei sette nani; o anche altri posti da favola, quali quelli che
emergono dalle pagine delle fiabe di Andersen o dei fratelli Grimm.
Per chi
invece decide di salire e la guarda da più lontano, dai piedi della Croce
Europa, sul Monte Cavallino, Danta può sembrare quell'acquasantiera tanto cara a
chi le ha già voluto bene con il pennello come certamente ha saputo fare in modo
forte uno dei suoi figli, Fiorenzo Doriguzzi.
Per chi la osserva invece dalle
montagne che stanno di fronte - dalle Crode di Mezzodì, dai Brentoni, dal
Crissin o dal Tudaio- Danta diventa un invito a vivere: non si può e non si deve
lasciare un fronte così, ampio e così bello senza un presidio, un presidio
umano!
Se la si intravede invece - magari in autunno, attraverso i larici
colorati che stanno tra Mosna e le balze dell'Ajarnola - Danta diventa allora un
paese che ti invita, quasi ammiccante, e pare voglia dirti: vieni, vieni a
trovarmi. Sarai contento di conoscermi; anche se sono un po' discosta, desidero
essere scoperta.
E' quello che ha realizzato Stefano De Vecchi; lo ha fatto con
così intima soddisfazione da sentirsi poi in obbligo di ricambiare questa
penetrante disponibilità. Con l'intuito artistico De Vecchi ha scoperto uno del
segreti dei paese, che è poi un segreto solo per modo di dire.
Ha scoperto
la luce di Danta, quella luce che da' dimensioni, prospettive, risalti a tutto.
Nel mio girare in tante vallate alpine, non ricordo un Comune che - situato ad
attitudine superiore ai mille metri - possa vantare tanto sole e tanta luce,
tutto il giorno. Sono proprio le sciabolate dei raggi di quel sole forte, non
offuscato da foschie o da veli, che rende Danta un posto unico, tale da
interessare sempre di più chi le è diventato amico, come Stefano De Vecchi. E
forse anche chi avrà modo di intuire lo spirito e l'indole di Danta
dalle sue tele, prima ancora di provare emozioni in via diretta.
Noi, che
conosciamo Danta da più tempo, dobbiamo impegnarci a corrispondere a queste
attenzioni in modo consono ed anche fertile. Ci dobbiamo impegnare a
raccontare a chi verrà o ritornerà con questo spirito pezzi di storia andata,
di momenti vissuti nel paese, di spunti che sono linfa tuttora attuale.
Quasi fossero gomitoli da srotolare su quelle panche che hanno visto più
generazioni succedersi e li intrecciare dialoghi e commenti, considerazioni e
prospettive.
Se l'artista è riuscito nel suoi quadri ad intercettare i
giochi della luce su per i canaloni e le forcelle, sulle pareti luminose o
su quelle grgio-metalliche, attraverso i boschi o i fiori del pratiche
resistono. noi vorremmo che Danta non rimanesse solo oggetto da descrivere,
anche se con trasporto e simpatia.
Vorremmo che restasse, o meglio,
diventasse sempre di più un soggetto che racconta, individua, propone.
Alcune
proposte anche per Stefano De Vecchi: "Hai mal vista Danta al plenilunio
magari percorrendo lentamente il sentiero che arriva da Col dei Morti?
Perché non provi a cogliere l'atmosferadelle mattine di settembre ed ottobre
con la piramide rosa dell'Antelao, bella come lo è da Danta un'altra piramide
al tramonto, la Terza Grande? Hai mai visto dagli altopiani, che sono una
positiva caratteristica dell'arco alpino orientale,l'arcobaleno tuffarsi
nella conca del Comelico Inferiore? Torna a Danta, c'è ancora molto da
scoprire".
E' dei resto questa la chiave giusta per interpretare anche questa
iniziativa municipale, nuova e rinnovante, che non deve rimanere
uno spiraglio solo estivo. Deve riuscire a squarciare, con l'aiuto di
noi tutti, altri panorami ed altre conoscenze.
Roberto De Martin Topranin
Vice Presidente "Club Arc Alpin »giugno 1998