Stefano De Vecchi - Marmarole da Danta (acquarello 1997)
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Si può definire Danta di Cadore?

Questo paese senza confini soprattutto quand'è immerso nelle nuvole, da diventare quasi un crocevia del cielo. E' però sufficiente salire una delle lontane cime da cui lo si possa ammirare, perch´ ognuno trovi mille definizioni adatte a Danta.

Già chi arriva da Auronzo e l'intravede all'improvviso fra gli alberi, può subito pensare ad un presepe colorato con una processione urbana, ordinata e composta.

Chi sale da Santo Stefano arriva col pensiero a ricordare le tante rocche a cui sono attaccate molte contrade appenniniche, bisognose di storiche difese.

Chi s'imbatte nel primi tabià e nelle prime case del paese provenendo da Salvera, dopo aver percorso i sentieri pianeggianti fra i boschi alti che sanno stormire lievemente, può immaginare di aver trovato il ricovero di Biancaneve e dei sette nani; o anche altri posti da favola, quali quelli che emergono dalle pagine delle fiabe di Andersen o dei fratelli Grimm.

Per chi invece decide di salire e la guarda da più lontano, dai piedi della Croce Europa, sul Monte Cavallino, Danta può sembrare quell'acquasantiera tanto cara a chi le ha già voluto bene con il pennello come certamente ha saputo fare in modo forte uno dei suoi figli, Fiorenzo Doriguzzi.

Per chi la osserva invece dalle montagne che stanno di fronte - dalle Crode di Mezzodì, dai Brentoni, dal Crissin o dal Tudaio- Danta diventa un invito a vivere: non si può e non si deve lasciare un fronte così, ampio e così bello senza un presidio, un presidio umano!

Se la si intravede invece - magari in autunno, attraverso i larici colorati che stanno tra Mosna e le balze dell'Ajarnola - Danta diventa allora un paese che ti invita, quasi ammiccante, e pare voglia dirti: vieni, vieni a trovarmi. Sarai contento di conoscermi; anche se sono un po' discosta, desidero essere scoperta.

E' quello che ha realizzato Stefano De Vecchi; lo ha fatto con così intima soddisfazione da sentirsi poi in obbligo di ricambiare questa penetrante disponibilità. Con l'intuito artistico De Vecchi ha scoperto uno del segreti dei paese, che è poi un segreto solo per modo di dire.

Ha scoperto la luce di Danta, quella luce che da' dimensioni, prospettive, risalti a tutto.

Nel mio girare in tante vallate alpine, non ricordo un Comune che - situato ad attitudine superiore ai mille metri - possa vantare tanto sole e tanta luce, tutto il giorno. Sono proprio le sciabolate dei raggi di quel sole forte, non offuscato da foschie o da veli, che rende Danta un posto unico, tale da interessare sempre di più chi le è diventato amico, come Stefano De Vecchi. E forse anche chi avrà modo di intuire lo spirito e l'indole di Danta dalle sue tele, prima ancora di provare emozioni in via diretta.

Noi, che conosciamo Danta da più tempo, dobbiamo impegnarci a corrispondere a queste attenzioni in modo consono ed anche fertile. Ci dobbiamo impegnare a raccontare a chi verrà o ritornerà con questo spirito pezzi di storia andata, di momenti vissuti nel paese, di spunti che sono linfa tuttora attuale. Quasi fossero gomitoli da srotolare su quelle panche che hanno visto più generazioni succedersi e li intrecciare dialoghi e commenti, considerazioni e prospettive.

Se l'artista è riuscito nel suoi quadri ad intercettare i giochi della luce su per i canaloni e le forcelle, sulle pareti luminose o su quelle grgio-metalliche, attraverso i boschi o i fiori del pratiche resistono. noi vorremmo che Danta non rimanesse solo oggetto da descrivere, anche se con trasporto e simpatia.

Vorremmo che restasse, o meglio, diventasse sempre di più un soggetto che racconta, individua, propone.

Alcune proposte anche per Stefano De Vecchi: "Hai mal vista Danta al plenilunio magari percorrendo lentamente il sentiero che arriva da Col dei Morti? Perché non provi a cogliere l'atmosferadelle mattine di settembre ed ottobre con la piramide rosa dell'Antelao, bella come lo è da Danta un'altra piramide al tramonto, la Terza Grande? Hai mai visto dagli altopiani, che sono una positiva caratteristica dell'arco alpino orientale,l'arcobaleno tuffarsi nella conca del Comelico Inferiore? Torna a Danta, c'è ancora molto da scoprire".

E' dei resto questa la chiave giusta per interpretare anche questa iniziativa municipale, nuova e rinnovante, che non deve rimanere uno spiraglio solo estivo. Deve riuscire a squarciare, con l'aiuto di noi tutti, altri panorami ed altre conoscenze.

Roberto De Martin Topranin
Vice Presidente "Club Arc Alpin »giugno 1998


Stefano De Vecchi - Il Crissin da Danta (acquarello 1996